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Le origini della Borsa sono molto lontane nel tempo. Dobbiamo fare un salto indietro nel passato per risalire a quando, nel XVI secolo, lo sviluppo dei traffici commerciali anche con il nuovo mondo e l’Oriente erano fiorenti.

Nel palazzo della nobile famiglia belga di Bruges, Van Der Bourse, di origine veneta, mercanti e banchieri si riunivano per scambiare merci che venivano da paesi lontani, titoli di credito e monete. Il nome borsa infatti deriva dallo stemma araldico della famiglia Van Der Bourse dove erano impresse tre borse.

Col tempo questi scambi uscirono dai palazzi nobiliari per avvenire nei luoghi pubblici e nel corso del XVI e XVII secolo le Borse sorsero nelle principali città europee. La prima fu quella di Anversa, cui seguirono Venezia, Trieste e Milano.
Nel 1724 nasce la Borsa di Parigi e nel 1792 quella di New York.

Gli ordini di acquisto e di vendita di titoli avvenivano con le “grida”, cioè, in un determinato momento di seduta di borse, gli intermediari intorno ad un recinto gridavano i prezzi ai quali erano disposti a vendere o ad acquistare, proprio come avviene in un grande mercato.

Nei miei ricordi d’infanzia (e tutti coloro che abbiano la mia età ricorderanno le immagini che arrivavano nelle nostre case attraverso i TG), ci sono uomini che urlano e si sbracciano e portano inevitabilmente alla mia memoria le stesse scene che vedevo al mercato, quando con mia nonna andavo a comprare frutta e verdura.

Tra il 1992 e 1996 la borsa è diventata telematica: grandi computer gestiscono le compravendite e tutto avviene senza la necessità della presenza fisica degli intermediari. E’ avvenuta, in quegli anni, una vera e propria riforma del mercato, sia sul piano istituzionale che operativo.

Negli anni seguenti è andato avanti anche il processo di dematerializzazione (operazione che rende digitale tutta la documentazione fino ad allora cartacea). Solo al termine di questo processo evolutivo gli scambi di titoli si ridussero a semplici operazioni contabili.